I corpi, allo stato solido, presentano in genere una struttura cristallina. Cioè gli atomi o le molecole risultano disposti in modo ben definito e ordinato in posizione di equilibrio.
Intorno a tali posizioni, gli atomi oscillano con moto di agitazione termica, possedendo essi energia cinetica.
In pratica, nei metalli, gli atomi sono molto vicini tra loro e può capitare che alcuni elettroni appartenenti all’ultimo orbitale, essendo liberi di muoversi passono facilmente da un atomo all’altro secondo un moto del tutto casuale.
Tali elettroni sono detti “liberi” o “di conduzione”.
Un moto disordinato di elettroni, e quindi di cariche elettriche, non determina una corrente elettrica.
Applicando alle estremità A e B di un conduttore una d.d.p. (differenza di potenziale) si può notare che gli elettroni passano da un moto casuale ad un punto ordinato, dirigendosi verso il polo positivo.
Un moto ordinato di cariche elettriche da luogo ad una corrente elettrica.
Convenzionalmente, si sceglie come verso della corrente quello che va dal potenziale maggiore (morsetto positivo) al potenziale minore (morsetto negativo).
Si definisce intensità di corrente elettrica I il rapporto tra la quantità di carica elettrica Q che attraversa una sezione qualsiasi del conduttore, nell’intervallo di tempo Δt e il tempo stesso.
Lo strumento utilizzato per misurare l’intensità di corrente è l’Amperometro. Nella figura i primi due amperometri presentano due portate diverse a secondo dei morsetti utilizzati, mentre il terzo amperometro è a zero centrale.
In pratica spesso come strumento di misura per l’intensità di corrente elettrica, si utilizzano spesso tester o multimetri digitali che oltre a misurare la corrente elettrica, misurano anche la differenza di potenziale e la resistenza elettrica.
Come si nota dalla figura, ruotando la manopola si può cambiare sia la grandezza da misurare che la portata dello strumento.